DOLORE PERSISTENTE:
Una guida introduttiva all'educazione del dolore.

Riabilita studio associato fisoterapico

INTRODUZIONE
Se l’accezione convenzionale prevede la denominazione di persistente-cronico per il dolore che perdura oltre i 3 mesi, questo non ci è di molto aiuto nella pratica clinica. Dietro questa categoria di dolore c’è molta confusione non solo per quanto riguarda la denominazione, ma anche nella comprensione di cosa sia realmente. Il fatto che il dolore possa perdurare oltre i 3 mesi non è un criterio sufficiente per spiegare il fenomeno in sé e il solo carattere temporale non ci può definire questa categoria specifica di dolore. Perché in effetti quando siamo di fronte al dolore persistente, siamo di fronte ad una categoria a sé stante, dove spesso la causa scatenante del dolore non è la vertebra schiacciata, la lesione di cuffia dei rotatori o il menisco lesionato, ma piuttosto il sistema del nostro organismo deputato alla trasmissione e modulazione del dolore. In questo caso si potrebbe parlare della condizione dolorosa come fosse una malattia a sé stante, dove per esempio il dolore alla schiena o il dolore al collo rappresentano solamente una manifestazione di una condizione patologica generale. In questo articolo cercherò nel modo più semplice possibile a spiegare cosa è il dolore persistente.

CATEGORIE DI DOLORE
Il dolore è innanzitutto un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole. Esso si manifesta perché esistono nel nostro corpo delle stazioni e delle fibre nervose che, se adeguatamente stimolate, lo evocano. È importante sapere che non tutti i dolori sono uguali. La IASP (Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore) definisce attualmente almeno 3 categorie di dolore (4 considerando anche quello misto): dolore nocicettivo, dolore neuropatico e dolore nociplastico.
• Dolore Nocicettivo: è quello più semplice e quello che tutti bene o male conoscono ed è il più intuitivo. È quello che si manifesta quando avviene una lesione/danno nel nostro corpo. Le terminazioni nervose locali vengono attivate dal processo infiammatorio che si verifica e queste mandano segnali al midollo spinale e al nostro cervello. Si sente dolore e questo è importante perché ci fa capire che è necessario evitare di muovere o sollecitare la parte interessata per non peggiorare le cose e lasciare all’infiammazione il compito di riparare il danno.

• Dolore Neuropatico: è quello secondario a danni, lesioni o malattie a carico del nostro sistema nervoso somatosensoriale. Avviene un danno a carico del sistema nervoso, conseguente per esempio ad un trauma o a malattie (ictus, sclerosi multipla, ecc.). È come se i fili o le stazioni nervose che conducono il segnale vengano danneggiati e pertanto il segnale e le informazioni che passano attraverso di essi vengono conseguentemente alterate.

• Dolore Nociplastico: probabilmente il maggior indagato nella genesi del dolore persistente. Si tratta di un dolore in cui non è possibile trovare un corrispettivo danno nel sistema nervoso somatosensoriale né nessun danno tessutale che posso spiegarlo. In questo caso la causa è da ricercare nella modificazione delle terminazioni nervose o delle fibre nervose deputate alla trasmissione del dolore, che per varie cause hanno cambiato la loro struttura e funzione, divenendo più sensibili. Se prima per attivare queste terminazioni nervose (e quindi fare sentire dolore) serviva un quantitativo di stimolazione normale, adesso basta molto poco per generare la risposta dolorifica. Quindi, anche stimoli lievi e innocui fanno male.

DOLORE NOCIPLASTICO: CAUSE ED EFFETTI
Sebbene il dolore nociplastico non possa spiegare tutta la situazione dietro la condizione di dolore persistente, ci è utile per fare passare un concetto importante. Se il dolore dipende dal sistema di regolazione e trasmissione del dolore stesso, una sua modificazione può chiaramente determinare un’anomalia: si ha dolore perché il nostro sistema somatosensoriale è impazzito, non funziona a dovere, si attiva anche quando dovrebbe starsene buono e silente. Quindi, in questo caso, nessuna protrusione, ernia, artrosi, lesione di cuffia, menisco che generano dolore ma l’anomalia è da ricercarsi nel meccanismo di trasmissione del segnale stesso. È il nostro “sistema d’allarme” che si attiva senza una motivazione valida.
Ma come si fa a manifestare una situazione così? Le cause sono molte, ne elenco alcune che ci aiutano a capire, spero: una zona abituata a sentire dolore per tanto tempo, si abituerà sempre più a sentire dolore, i neuroni si modificheranno e quindi diventeranno “specializzati” con tanto di laurea master e dottorato a facilitare il messaggio del dolore. Basterà veramente poco che il neurone farà sentire dolore, massima resa con il minimo sforzo. Massima efficienza. Inoltre lo stile di vita incide moltissimo nel facilitare una situazione come questa: scarso riposo, stress psicologico, cattivi abitudini di vita, scarsa attività fisica, scarsa capacità di gestione emotiva ed altre cause possono favorire un quadro di questo tipo, o meglio, giocano un ruolo importante nel mantenimento della condizione dolorosa.

RIMEDI
Non è facile comprendere la fisiopatologia che sta dietro il dolore persistente. Il solo fatto di prenderne coscienza ci aiuta molta nel facilitare la guarigione. Intuitivamente viene da pensare che se il dolore non dipenda da qualcosa che è rotto o degenerato, ma dal sistema che trasmette il dolore, allora il fatto di fare delle attività con il dolore non è poi così dannoso per la mia salute. Certo, farà male e creerà sofferenza, ma di certo non è che peggiorerò un danno strutturale come una frattura o una lesione, perché di strutturale non c’è niente. Va solo ricalibrato il sistema somatosensoriale. In maniera graduale. Come? Esponendo il soggetto ad attività che fanno male. Ma con raziocinio e non casualmente. È necessario trovare le giuste dosi che devono essere somministrate per ricalibrare il sistema somatosensoriale, senza eccedere. Infatti come trovare la giusta dose del farmaco è ottimale per la guarigione e un suo eccesso può essere assolutamente deleterio, così anche l’esposizione graduale ad attività dolorose verte sulla stessa logica.

CONCLUSIONI
Il dolore persistente ha un impatto importante sulla qualità della vita. I costi sanitari devoluti alla risoluzione del dolore persistente superano le spese per problemi cardiaci, diabete e cancro combinati assieme. Ancora oggi non abbiamo certa la situazione riguardo questa categoria di dolore. Una cosa però è sicura, ad oggi possediamo qualcosa di nuovo per affrontare il problema. È bene rendere coscienti molto di più non solo le persone comuni ma anche i professionisti sanitari riguardo questa problematica così invalidante, nella speranza di ridurre sempre di più l’impatto che essa ha nella nostra vita.

















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